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“Power play”: lo scenario per le infrastrutture nel 2025

Tom Levering, Global Industry Analyst
7 min di lettura
2026-05-31
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Le opinioni espresse sono quelle dell’autore alla data di redazione. I singoli team di gestione possono esprimere opinioni differenti e prendere decisioni d'investimento diverse. Il valore finale dell’investimento potrebbe essere superiore o inferiore a quello dell’investimento iniziale. Eventuali dati di terzi utilizzati nel presente documento sono considerati affidabili, tuttavia non è possibile garantirne l’esattezza. Destinato esclusivamente a investitori professionali.

Punti salienti

  • il potenziale a lungo termine delle infrastrutture quotate resta solido. Ma nel breve periodo, esistono alcuni catalizzatori contingenti – come l’energia nucleare e il gas naturale – che potrebbero imprimere una spinta significativa alle performance.
  • Le infrastrutture beneficiano direttamente della crescente domanda di elettricità legata all’adozione dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, l’opportunità è molto più ampia. A guidare gli investimenti sono temi strutturali come la sicurezza energetica e l’elettrificazione 
  • Secondo le nostre stime, il nucleare e il gas naturale saranno al centro dei flussi di investimento nei prossimi mesi del 2025. In più, le attuali valutazioni offrono margini potenzialmente significativi di rivalutazione

Negli ultimi tempi, l’attenzione verso le infrastrutture come asset class è cresciuta esponenzialmente, grazie al suo ruolo centrale nel supportare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. È un dato di fatto che l’IA richiede ingenti quantità di energia: un singolo prompt a ChatGPT consuma circa dieci volte l’elettricità di una classica ricerca su Google. È altrettanto vero che l’infrastruttura continuerà a giocare un ruolo strategico nell’alimentare l’innovazione e lo sviluppo dell’IA. Ma una cosa va sottolineata: l’IA non è l’unica ragione per cui investire in infrastrutture. Sebbene il fabbisogno energetico legato all’intelligenza artificiale sia rilevante e senza dubbio responsabile di una quota non indifferente di espansione della domanda di elettricità, il bisogno di investire nelle reti e nell’energia è comunque imprescindibile – con o senza IA. Detto in altri termini: l’IA è la ciliegina sulla torta, ma non la torta stessa. 

Infatti, nessun progresso economico è possibile senza la giusta infrastruttura che lo faciliti. Le infrastrutture sono intrinsecamente collegate ai mega trend globali: man mano che il mondo evolve, anche le nostre infrastrutture devono adattarsi. L’intelligenza artificiale è solo uno dei fattori in gioco. La crescita della domanda di energia è alimentata anche da trasformazioni secolari, come l’elettrificazione, la sicurezza energetica e la connettività. 

In più, grazie a una sensibilità ciclica relativamente bassa e al loro carattere fortemente locale, ritengo che le infrastrutture quotate si rivelino più resilienti rispetto ad altri asset in fasi di incertezza geopolitica e rallentamento economico. Anzi, l’instabilità geopolitica potrebbe addirittura rendere più impellenti gli investimenti in infrastrutture, poiché i governi mirano a rafforzare la propria flessibilità, resilienza e autosufficienza, oltre a diversificare le catene di approvvigionamento. Poiché la volontà di investire maggiormente in infrastrutture è guidata da interessi nazionali, ci aspettiamo che le condizioni economiche restino favorevoli, con incentivi mirati a garantire la realizzazione dei progetti.

A nostro avviso, questi catalizzatori di lungo periodo si tradurranno in solidi ritorni per una classe di attivi spesso associata a stabilità e difesa del capitale. E se la prospettiva di lungo periodo rimane solida – come pure le proprietà difensive di questo segmento – non mancano nemmeno le opportunità a breve termine: i prezzi potrebbero già muoversi nel corso dell’anno, considerando che molte valutazioni – in particolare quelle delle utility statunitensi – risultano ancora contenute rispetto al mercato azionario più ampio (Grafico 1). Ecco tre catalizzatori a breve termine che, a mio avviso, guideranno i prezzi delle infrastrutture nel 2025.

Grafico 1

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L’impennata nella domanda di energia elettrica

Oggi la società richiede più che mai: più energia, maggiore velocità, comodità crescenti. La domanda di energia è aumentata di oltre il 15% tra il 2013 e il 20231. Allo stesso tempo, vogliamo fare di più con meno, riducendo la nostra dipendenza da risorse scarse come i combustibili fossili, a favore dell’elettricità. Stiamo facendo progressi sul fronte dell’elettrificazione – secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), nell’ultimo decennio la quota dei combustibili fossili nel mix energetico globale è diminuita (passando dall’82% nel 2013 all’80% nel 20232). Tuttavia, a causa dell’aumento complessivo della domanda, oggi consumiamo in termini assoluti più combustibili fossili di quanto facessimo nel 20133.

Crediamo che il problema della domanda energetica rappresenti un’opportunità irripetibile per gli investitori nel settore delle infrastrutture. La soluzione è una transizione di lungo periodo dagli idrocarburi agli elettroni, che porterà a una maggiore richiesta di energia elettrica in proporzione ai consumi totali. Attualmente, l’elettricità rappresenta circa il 20% del consumo energetico globale, ma si prevede una crescita significativa (Grafico 2), potenzialmente fino a raggiungere circa il 50% del fabbisogno energetico4. Come investitori, riteniamo che la crescente domanda di elettrificazione possa offrire notevoli opportunità. 

Parte di questo incremento è spinto dall’intelligenza artificiale, ma la maggior parte è alimentata da tendenze strutturali di lungo periodo. Più le nostre vite diventano digitali e interconnesse, più dati generiamo e utilizziamo. Ad esempio, un’immagine caricata sui social media non viene salvata una sola volta, ma viene replicata su più server in tutto il mondo. Quanto più è popolare l’immagine, tanto più ampia diventa questa rete di duplicazione. Più dati significa più spazio di archiviazione, il che comporta una maggiore richiesta di energia – non in un futuro lontano, ma già nel breve termine. Per dare un’idea concreta: nel 2023, i data center in Irlanda hanno consumato più energia elettrica dell’intero settore residenziale urbano del Paese — un aumento del 20% rispetto all’anno precedente5.

Grafico 2

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Connettersi alla tendenza dell’elettrificazione

Produrre più elettricità è solo una parte del puzzle, ma ritengo che un modo per cogliere questa tendenza nel 2025 potrebbe essere puntare sull’elettrificazione dei processi che oggi dipendono dai combustibili fossili, oltre che sull’elettrificazione più ampia della rete per distribuire l’energia elettrica. In pratica, significa favorire i veicoli elettrici rispetto a quelli con motore a combustione interna, promuovere processi agricoli elettrificati al posto delle loro controparti ad alto consumo di gas, e investire in modo significativo nella modernizzazione delle infrastrutture di rete.

Sono stati sollevati dubbi sulla traiettoria della domanda di elettricità nel caso in cui i modelli di intelligenza artificiale si rivelassero meno energivori del previsto. Anche se un’intensità energetica più bassa potrebbe tradursi in una crescita più contenuta della domanda di elettricità, esiste anche la possibilità che una maggiore efficienza generi, paradossalmente, un aumento della domanda. Questo fenomeno – noto come Paradosso di Jevons – suggerisce che i guadagni di efficienza nell’uso dell’IA potrebbero portare a un’adozione più diffusa da parte di aziende e settori, aumentando così la domanda complessiva di IA e, di conseguenza, di energia. Naturalmente, ci vorrà tempo prima che l’impatto dell’IA sulla domanda energetica si delinei pienamente, ma è fondamentale sottolineare che le tendenze legate all’elettrificazione e alla transizione energetica restano forti e ben radicate.

A nostro avviso, le utility elettriche quotate in borsa potrebbero offrire un’interessante opportunità per beneficiare della transizione verso l’elettrificazione. Negli Stati Uniti, le utility regolamentate possono recuperare i costi dei propri investimenti in conto capitale (capex), insieme a un rendimento nominale (in sostanza, un margine di profitto), stabilito dall’ente regolatore. Il rendimento delle utility si calcola sul "rate base", cioè il valore degli asset su cui l’azienda può ottenere un ritorno economico. Se una società di pubblica utilità investe nella propria infrastruttura di rete o amplia il proprio portafoglio di asset per soddisfare una domanda crescente, la "rate base" aumenta, consentendole di incrementare i propri ricavi regolamentati. 

Una reazione a catena positiva per il nucleare? 

Il trend strutturale di aumento della domanda energetica si affianca a un’altra tematica sempre più attraente: la sicurezza energetica. In un contesto geopolitico complesso e instabile, è emersa con forza la consapevolezza che affidarsi a un solo paese – o, idealmente, a qualsiasi paese estero – per l’approvvigionamento energetico può essere una scelta rischiosa. Per questo, l’indipendenza energetica è diventata una priorità strategica per molti governi nel mondo. 

Si tratta di un obiettivo ancora più cruciale se si considera che crisi geopolitiche di breve termine possono avere effetti dannosi su obiettivi di lungo termine come la decarbonizzazione e l’elettrificazione. Un esempio evidente è la Germania: prima del conflitto tra Russia e Ucraina, il Paese dipendeva fortemente dal gas russo. Quando le forniture sono state interrotte, la Germania si è trovata costretta, inizialmente, a tornare al carbone – una scelta difficile da digerire, viste le promesse di eliminarne l’uso entro il 2038. Tuttavia, il Paese ha successivamente migliorato la propria sicurezza energetica grazie a massicci investimenti nel gas naturale liquefatto (GNL) e nelle energie rinnovabili. 

Dovremmo allora puntare tutto sulle rinnovabili? Non c’è dubbio che le energie rinnovabili – in particolare eolico e solare – continueranno a crescere nei prossimi decenni. Tuttavia, la loro stessa espansione, unita al problema dell’intermittenza, evidenzia le debolezze delle attuali infrastrutture di rete e rafforza la necessità di fonti di generazione più affidabili e flessibili, come l’idroelettrico, il nucleare, il gas naturale e i sistemi di accumulo tramite batterie. In pratica, man mano che la quota di rinnovabili aumenta, si crea un problema di sovrapproduzione quando c’è vento e sole in abbondanza, comprimendo i prezzi in quelle ore. Al contrario, quando né il sole né il vento sono presenti, il valore delle infrastrutture di rete esistenti, dei sistemi di accumulo e delle fonti flessibili di generazione energetica aumenta – una dinamica che continuerà nei prossimi decenni con la diffusione delle rinnovabili.

Per questo motivo, sono meno propenso a investire in sviluppatori puri di rinnovabili e preferisco invece quelle aziende che possiedono un portafoglio più ampio e integrato di asset per la generazione di energia. 

In definitiva, è fondamentale che le rinnovabili siano affiancate da fonti alternative per superare le sfide legate all’intermittenza. Questo crea un’opportunità per il nucleare. L’energia nucleare può offrire una fonte pulita e affidabile di energia di base (c.d. “baseload”) in un contesto di crescente instabilità delle forniture. Ritengo che possa rappresentare un’interessante opportunità di investimento. Molte centrali nucleari sono state chiuse in passato per motivi economici o per problemi legati alla sicurezza, ma oggi si osserva una riapertura graduale di alcuni impianti precedentemente dismessi, alimentata da un rinnovato interesse verso i contratti energetici di tipo nucleare. 

L’opzione nucleare

Credo che il nucleare sia ben posizionato per trarre vantaggio dalla crescente domanda di energia pulita. Nel 2025, prevedo che il nucleare manterrà la sua rilevanza anche sotto una presidenza Trump, diventando un tassello importante nel mosaico energetico degli Stati Uniti e, più in generale, a livello globale. Questa prospettiva potrebbe favorire le utility energetiche esposte al settore nucleare – sia negli Stati Uniti che all’estero – nel prossimo anno. 

Gas naturale: l’alternativa “più leggera” con un possibile impulso politico

Il nucleare è una possibile soluzione alle complesse esigenze energetiche del mondo, ma ce n’è anche un’altra che potrebbe accelerare nel prossimo futuro: il gas naturale. Il gas naturale è un combustibile fossile, ma produce circa la metà della CO₂ rispetto al carbone e il 30% in meno rispetto al petrolio, oltre a emettere una quantità significativamente inferiore di inquinanti per unità di energia generata.

Nel 2025, ritengo che il gas naturale possa ricevere un impulso sotto una presidenza Trump, attraverso una semplificazione delle autorizzazioni e l’eventuale revoca della moratoria sulle esportazioni di GNL (gas naturale liquefatto). Potrebbe inoltre beneficiare di un eventuale ridimensionamento dell’Inflation Reduction Act (IRA), che rallenterebbe lo sviluppo dell’energia solare ed eolica.

Dalle condutture ai profitti?

Nel settore delle utility, ritengo che le società di distribuzione del gas completamente regolamentate – in particolare le realtà di piccole e medie dimensioni negli Stati Uniti – possano sovraperformare. Questo perché non sono esposte alle rinnovabili né al rischio derivante da un’eventuale abrogazione dell’IRA, e al contrario potrebbero beneficiare indirettamente da un possibile rallentamento nella realizzazione di nuovi progetti rinnovabili. Al di fuori del comparto utility, credo che alcune aziende nordamericane selezionate operanti nelle infrastrutture midstream del gas possano trarre vantaggio dall’aumento dei volumi, spinto sia da un’accelerazione delle esportazioni sia da una forte domanda interna. Mi aspetto che questi asset diventino sempre più preziosi, data l’importanza strategica del gas naturale nella transizione energetica e le difficoltà nel costruire nuove infrastrutture per il trasporto del gas.

Conclusione

È difficile immaginare un mondo che perda interesse per la digitalizzazione, l’IA o l’elettrificazione, così come è difficile pensare che le società del futuro chiedano meno anziché di più. Le infrastrutture resteranno centrali, e sono convinto che i trend di lungo periodo che le sostengono siano irreversibili.

Tuttavia, anche le tendenze strutturali possono accelerare o rallentare. Vedo il 2025 come un anno di accelerazione per quelle dinamiche che influenzano direttamente il mondo delle infrastrutture, e credo che questo possa offrire ai settori delle utility, dell’energia midstream e del nucleare un’opportunità concreta per recuperare terreno rispetto ad altri comparti. Inoltre, un contesto globale più protezionista potrebbe aumentare la volatilità dell’inflazione, dando luogo a scenari di stagflazione (inflazione elevata e crescita contenuta). In queste situazioni, l’esposizione ad asset reali tende a rivelarsi vantaggiosa: se aggiungiamo a ciò la protezione dall’inflazione che le infrastrutture possono offrire, le infrastrutture quotate potrebbero costituire un pilastro fondamentale per una strategia vincente nel 2025. 

1World Energy Outlook 2024”, Agenzia Internazionale dell’Energia | 2World Energy Outlook 2024”, Agenzia Internazionale dell’Energia | 32023 set records in global fossil fuel use and carbon dioxide emissions”, Institute for Energy Research, 24 giugno 2024 | 4World Energy Outlook 2024”, Agenzia Internazionale dell’Energia | 5Central Statistics Office, Irlanda, luglio 2024

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