Il nuovo contesto potrebbe anche offrire un margine maggiore per i gestori attivi di generare valore — un’impresa difficile in un periodo in cui le azioni statunitensi ad alta capitalizzazione hanno registrato una crescita quasi ininterrotta per 15 anni. Se il regime precedente era dominato da un’elevata componente beta e da un contributo alpha limitato, quello futuro potrebbe vedere l’opposto: correlazioni più basse e dispersione più elevata, creando così maggiori opportunità per i gestori attivi di distinguersi.
Dove altro potrebbe valere la pena guardare?
Le azioni europee stanno attraversando un cambiamento di regime, che di recente ha preso velocità. Questo potrebbe innescare la più grande rotazione dai tempi della crisi finanziaria del 2008, generando un’opportunità significativa.
Anche se le azioni europee appaiono tatticamente tirate dopo la forte sovraperformance registrata nella prima metà dell’anno, continuano a presentare valutazioni interessanti, sia in termini assoluti che relativi. Ciò crea opportunità interessanti di diversificazione, soprattutto perché le prospettive interne per l’Europa sembrano essere migliorate strutturalmente.
Questo cambiamento di regime non sarà lineare, ma riteniamo che i principali vincitori saranno alcuni segmenti del comparto "value", come le banche e le telecomunicazioni europee, i titoli della difesa, le small cap europee e quelle società che abilitano la transizione energetica protette da elevate barriere all’ingresso, come gli operatori di rete. I probabili perdenti saranno invece i principali beneficiari della globalizzazione e dei bassi tassi d’interesse.
Le azioni giapponesi beneficiano di numerose dinamiche favorevoli, tra cui l’aumento degli investimenti interni, l’attivismo degli azionisti, la crescita dei salari e una spinta verso l’automazione e l’efficienza. Anche l’aumento dei dividendi e dei buyback, insieme a un’inflazione strutturalmente più alta, contribuiscono a rendere il contesto più positivo. Questo si sta traducendo in un insieme di opportunità sempre più interessanti per le azioni giapponesi. Va tuttavia sottolineato che le riforme in materia di governance e le misure di politica economica hanno un impatto più marcato sulle società giapponesi a bassa e media capitalizzazione.
La nuova fase orientata alle priorità interne ha rappresentato un vantaggio per le imprese di dimensioni minori, come dimostra la rinnovata sovraperformance delle small cap nella maggior parte dei Paesi — con l’eccezione degli Stati Uniti. Man mano che gli effetti dirompenti dei dazi su inflazione e crescita iniziano ad attenuarsi, anche le small cap statunitensi potrebbero trarre beneficio da queste stesse dinamiche, soprattutto in presenza di un ampliamento della crescita. Ed è proprio qui che la ricerca approfondita può fare la differenza, in un contesto di maggiore disparità, dispersione e minore copertura da parte degli analisti sell-side — fattori che possono contribuire a generare risultati positivi per la gestione attiva.
In un mondo più volatile e caratterizzato da una crescita più contenuta, riteniamo inoltre che le società di qualità con capacità di crescita costante — i cosiddetti “stable compounders”, che mostrano solidità, resilienza e bilanci solidi, siano esse titoli growth o value — diventeranno sempre più interessanti per quegli investitori in cerca di rendimenti affidabili.
E adesso?
In definitiva, concentrarsi solo sulla possibile fine dell’eccezionalismo statunitense rischia di far perdere agli investitori di vista i cambiamenti di regime già in atto — cambiamenti che hanno già implicazioni concrete per i portafogli. Ci stiamo allontanando da un periodo caratterizzato da elevata sincronizzazione e forti correlazioni, con conseguenze significative per gli investitori, sia in termini di opportunità che di gestione del rischio. Un indebolimento del dollaro statunitense potrebbe influire sugli asset denominati in USD, rendendo ancora più evidente l’importanza della diversificazione. Nel frattempo, le azioni europee e giapponesi potrebbero offrire opportunità interessanti. Soprattutto, gli investitori dovrebbero chiedersi se le loro allocazioni azionarie stiano evolvendo in linea con un panorama d’investimento in trasformazione.