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Italia (Italy), Consulenti finanziari
Cambia sitoLe opinioni espresse sono quelle degli autori alla data di redazione. Altri team di gestione possono esprimere opinioni differenti e prendere decisioni di investimento diverse. Il valore finale dell’investimento potrà essere superiore o inferiore a quello dell’investimento iniziale. I dati di terzi utilizzati nel presente documento sono considerati affidabili, tuttavia la loro accuratezza non è garantita.
Negli ultimi decenni il mercato del private equity è stato caratterizzato da un’enorme crescita e interessanti sviluppi ne stanno cambiando il volto. Nel presente articolo metterò in evidenza tre trend trasformativi in particolare.
Dalla metà degli anni novanta del secolo scorso, il numero di società statunitensi quotate in borsa si è quasi dimezzato, da poco più di 8.000 a circa 4.200. Ne possiamo osservare l’impatto sull’economia: il 75% delle industrie statunitensi è più concentrato oggi di quanto non lo fosse 20 anni fa.1 Al contempo, l’universo del private equity è cresciuto costantemente, passando da meno di 2.000 a più di 8.600 imprese, rappresentando 4,5 mila milardi USD in asset (Figura 1).
Con ulteriori opzioni per finanziare la crescita al di fuori di un’offerta pubblica iniziale (IPO), le startup rimangono private più a lungo. L’età media, in cui le aziende sostenute da capitali di rischio diventano pubbliche, è aumentata da circa 4,5 anni durante gli anni ’90 a circa 6,5 anni di oggi.2 Rimanere in ambito privato permette ai team di gestione di pensare in modo strategico e concentrarsi sullo sviluppo delle loro aziende per il lungo periodo. Altri fattori hanno offerto la motivazione per restare in ambito privato, tra cui la crescita di modelli di business asset-light, un’ottica di breve periodo (nota come short termism) nei mercati pubblici, e l’aumento dei costi normativi per le aziende pubbliche. Quotarsi in borsa è ormai una scelta, non un requisito per crescere.
A mio avviso, si tratta di un cambiamento permanente. Di conseguenza, le imprese si stanno quotando in borsa non solo più tardi, ma anche con dimensioni superiori rispetto al passato. L’impatto può essere chiaramente notato nella composizione del mercato statunitense delle small cap. Nel 2001, le aziende con un market cap inferiore a un miliardo USD rappresentavano oltre il 55% dell’indice Russell 2000. Oggi, quella cifra si attesta ad appena il 12%.
Stiamo attraversando un importante periodo di innovazione per l’economia globale. La pandemia ha catalizzato la necessità per le aziende di ogni settore di dotarsi dei giusti strumenti tecnologici. I progressi scientifici e i cambiamenti demografici di una popolazione che invecchia stanno determinando opportunità e domanda in ambito biofarmaceutico. La digitalizzazione e il cloud stanno modificando e decentralizzando i servizi finanziari. Per saperne di più, leggi l’articolo “È in arrivo un’ondata di disruption nel settore dei servizi finanziari“, del collega Matt Lipton.
Credo che ciò offra un’opportunità ben precisa di stanziare più capitale per i “vincitori” strutturali che possono assumere quote di mercato e migliorare i profitti, e che questa opportunità non sia esclusiva del mercato pubblico. La composizione settoriale dei mercati del private equity è cambiata a fronte dell’individuazione di questi megatrend, con maggior capitale investito in aree quali tecnologia, biofarmaceutico, consumi e fintech. La recente impennata dell’innovazione è servita ad accelerare le tendenze sul più lungo periodo. Per esempio, gli investimenti di private equity sulla tecnologia sono quasi triplicati negli ultimi due decenni e quasi raddoppiati nel settore sanitario.3
1Review of Finance, “Are US Industries Becoming More Concentrated?”, settembre 2019
2National Venture Capital Association, dicembre 2020
3Presentazione, 2021
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