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Il delicato equilibrio delle banche centrali

Marco Giordano, Investment Director
2024-11-30
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Dopo l’acceso dibattito estivo nei mercati, sembra che questo ciclo globale di rialzi dei tassi - uno dei più rapidi e aggressivi degli ultimi decenni - non sia più semplicemente “in pausa” ma sia effettivamente giunto al termine. Nel mese di ottobre e nei primi giorni di novembre, le banche centrali dei paesi sviluppati hanno optato per il nulla di fatto. I responsabili di politica monetaria della Banca del Giappone (BoJ), Banca Centrale Europea, Reserve Bank of Australia (RBA), Bank of New Zealand, Federal Reserve USA (Fed) e Banca d'Inghilterra (BoE) hanno tutti deciso di mantenere i tassi invariati e adottare toni più accomodanti. Uno sviluppo degno di nota è stato l’annuncio della BoJ di un ulteriore passo avanti verso la rimozione, di fatto, del controllo della curva dei rendimenti e, quindi, verso la normalizzazione della politica monetaria, una decisione che attendiamo e monitoriamo da tempo. Anche con queste misure, tuttavia, la politica monetaria giapponese rimane estremamente accomodante.

Da un lato, la probabile fine del ciclo di inasprimento della politica monetaria a livello globale giunge in un momento inatteso; l’inflazione resta lontana dai target ed è addirittura aumentata in alcuni paesi, ad esempio costringendo la RBA ad abbandonare la posizione attendista e varare un rialzo di 25 punti base nell’incontro del 7 novembre scorso. Anche negli Stati Uniti si registra un inaspettato incremento delle pressioni sui prezzi, con l’inflazione arrivata al 3,7% alla fine di settembre, quasi il doppio dell’obiettivo dichiarato del 2%. Il tasso di disoccupazione statunitense rimane al 3,8%, ben al di sotto del livello (stimato) del 4,5% necessario a evitare un’accelerazione dell’inflazione.  

Dall’altro lato, in molte economie l’inflazione ha riportato un netto calo rispetto ai picchi, facendo del compromesso “crescita/inflazione” una priorità assoluta per le autorità monetarie di tutto il mondo. Al contempo, i tassi hanno continuato ad aumentare ed è proseguito l’irrigidimento delle curve osservato a settembre, con un aumento dei tassi delle obbligazioni di lunga scadenza più marcato rispetto a quelle a breve. Anche il forte incremento dei premi a scadenza rilevato a settembre e, in misura minore, a ottobre potrebbe proseguire, sulla scorta dei crescenti timori dei mercati circa la sostenibilità del debito.

Questo contesto pone le banche centrali di fronte a un complesso equilibrio. Le loro comunicazioni sembrano aver subito una trasformazione: da un’impellente necessità di combattere l’inflazione a tutti i costi, si è passati a un messaggio più moderato che esprime la volontà di evitare danni economici duraturi. I mercati sembrano essere intrappolati nello stesso paradigma, anticipando un contesto di tassi di interesse “più alti per un periodo più lungo”, ma allo stesso tempo prevedendo una riduzione dei tassi di interesse già nel primo semestre del 2024. 

Riteniamo che questi obiettivi contrastanti - ridurre l’inflazione pur preservando la crescita economica - porteranno a un aumento della volatilità e creeranno divergenze tra i mercati, a causa dei diversi approcci adottati dalle banche centrali di fronte a questo dilemma. Alcune banche centrali, come la Fed, si concentreranno sul ritorno dell’inflazione verso l'obiettivo, mentre altre - soprattutto, crediamo, la Banca d’Inghilterra - saranno particolarmente sensibili agli indicatori di crescita e ai dati sulla disoccupazione. I mercati stanno evidentemente scommettendo che i tagli dei tassi arrivino già nel 2024, ma non è chiaro se questi possano rappresentare la soluzione migliore nell’attuale contesto macroeconomico in continua evoluzione. Una conquista nel breve termine potrebbe causare sofferenza nel lungo periodo se l’inflazione non verrà riportata sotto controllo. Tutto questo crea un contesto più difficile per gli investitori, che dovranno riposizionare attivamente i loro portafogli per questa fase finale del ciclo economico, intrisa tanto di incertezze quanto di opportunità. 

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