Un perdurante stallo del dollaro potrebbe segnalare qualcosa di più ampio: un calo di credibilità degli Stati Uniti. Si tratterebbe di un cambiamento significativo, perché per molti anni il dollaro ha svolto il ruolo di valuta rifugio. Infatti, non solo i periodi positivi hanno sostenuto il biglietto verde, ma anche le fasi di stress di mercato, basate sull’aspettativa che gli asset denominati in USD avrebbero subito una volatilità relativamente inferiore rispetto a quelli legati a valute più instabili. Ora, è interessante notare che, sebbene la politica tariffaria statunitense miri a ridurre i disavanzi commerciali con altri paesi, paradossalmente la stabilità del dollaro e dei mercati USA ha spesso attratto questi flussi di capitale in eccesso dall’estero. In definitiva, se il dollaro perdesse questo status, si tratterebbe di un declino strutturale, in grado di ridefinire le esigenze di copertura valutaria dei portafogli e accelerare una rotazione fuori dagli asset rischiosi statunitensi, come le azioni.
Cosa stiamo monitorando?
Alla luce di questo contesto, ci concentriamo su tre aspetti principali:
- Sviluppi politici negli Stati Uniti: la risoluzione delle politiche commerciali e gli esiti di bilancio potrebbero influenzare il sentiment sul dollaro.
- Flussi di capitale: cambiamenti nella domanda estera di Treasury e azioni statunitensi possono indicare la portata e la sostenibilità di uno spostamento nella forza del dollaro.
- Politica della Federal Reserve (Fed): la forward guidance e i segnali sul bilancio restano cruciali, soprattutto se eventuali sorprese su inflazione o crescita modificheranno le aspettative.
Tre implicazioni per gli investimenti
- Un dollaro più debole tende a favorire azioni globali, materie prime e mercati emergenti, ma l’incertezza legata ai dazi potrebbe complicare questa dinamica. L’indebolimento del dollaro indotto dai dazi potrebbe influire anche sugli utili societari: da un lato dando slancio alle multinazionali statunitensi, dall’altro mettendo sotto pressione gli utili generati negli USA dalle aziende non statunitensi.
- Se il dollaro dovesse rimanere relativamente debole, potrebbero cambiare le esigenze di copertura valutaria dei portafogli, con effetti su rendimento e volatilità a seconda della valuta di base e dell’esposizione estera.
- La Fed ha mantenuto i tassi d’interesse invariati, ma affrontare l’arretrato dei tagli potrebbe esercitare ulteriori pressioni sul dollaro.