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Italia (Italy), Consulenti finanziari
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L’universo degli investimenti obbligazionari non vincolati ha assoluto bisogno di un rinnovamento. Originariamente concepiti come strategie di investimento diversificate che non replicano alcun benchmark, i fondi obbligazionari non vincolati sono saliti alla ribalta tra il 2012 e il 2016. In quel periodo, numerosi addetti all’allocazione del capitale stimavano rendimenti prospettici modesti per l’obbligazionario USA e, di conseguenza, volevano diversificare gli investimenti andando oltre i tradizionali portafogli core la cui performance era legata al Barclays US Aggregate Index (“Agg”). Per rispondere alla crescente domanda di strumenti obbligazionari non tradizionali, diversi asset manager hanno creato due tipologie di fondi obbligazionari non vincolati.
La prima sono i fondi total-return (incentrati sul rendimento totale). Tuttavia, al fine di diversificare l’esposizione, la maggior parte dei gestori si è resa conto che i clienti erano alla ricerca di strategie con una bassa correlazione (beta) all’Agg. Svariate strategie total-return lanciate negli anni 2010 presentavano un rischio di credito significativo e una duration modesta. Tali fondi hanno tenuto bene durante il “taper tantrum” del 2013, ma in seguito al netto rialzo degli spread nel 2015 e a inizio 2016 hanno conseguito performance deludenti. Dati una duration scarsa o nulla e un rischio di credito consistente, invece di fungere da “ancora nelle fasi di turbolenza”, come auspicato dalla maggior parte degli investitori, le strategie hanno finito per generare risultati pressoché analoghi a quelli delle controparti high yield.
La seconda sono i fondi absolute-return (incentrati sul rendimento assoluto). La stragrande maggioranza di queste strategie mirava a conseguire performance positive in tutti i contesti di mercato e ad avere un beta (o correlazione) minimo rispetto ai tradizionali fattori di rischio sul mercato obbligazionario come duration e credito. Pertanto, numerose strategie sono andate bene nelle fasi di avversione al rischio, ad esempio a inizio 2016. In ogni caso, spesso le strategie semplicemente non sono riuscite a generare rendimenti sufficienti a soddisfare le esigenze dei clienti e non hanno tratto vantaggio da alcuni anni d’oro per il fixed income come il 2014, il 2019 e il 2020.
Per placare la frustrazione derivante dai risultati dei fondi obbligazionari non vincolati, molti clienti hanno optato per strategie “barbell” che prevedono l’allocazione a fondi di bond con un rendimento più alto e portafogli di obbligazioni core indicizzati a un benchmark. Per definizione i fondi income devono offrire un rendimento corrente allettante, quindi di norma presentavano elevati livelli di duration e credito. Tali caratteristiche gli hanno consentito di mettere a segno risultati più convincenti di quelli dei fondi non vincolati nelle fasi di avversione al rischio e di beneficiare di eventuali compressioni dei rendiementi. Al contempo, l’interesse di diversi esperti di allocazione per la diversificazione offerta dai bond li ha indotti a mantenere…
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