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Italia (Italy), Consulenti finanziari
Cambia sitoLe opinioni espresse sono quelle degli autori alla data di redazione. Altri team di gestione possono esprimere opinioni differenti e prendere decisioni di investimento diverse. Il valore finale dell’investimento potrà essere superiore o inferiore a quello dell’investimento iniziale. I dati di terzi utilizzati nel presente documento sono considerati affidabili, tuttavia la loro accuratezza non è garantita.
Siamo convinti che i nostri Global Industry Analyst (GIA), veri e propri specialisti nella selezione dei titoli per i quali la ricerca settoriale è considerata un percorso professionale, rappresentino uno dei principali fattori distintivi di Wellington. Il loro compito è utilizzare l’analisi fondamentale per individuare opportunità di investimento per i portafogli dei nostri clienti. A nostro avviso, una selezione dei titoli basata sulla profonda conoscenza di un settore ha il potenziale per generare solide performance di investimento nel lungo termine.
Il caso ha giocato un ruolo importante nel mio percorso professionale. Ho iniziato con una laurea di indirizzo umanistico per poi diventare un analista fintech e ho avuto il privilegio di seguire questo settore sin dalla sua nascita.
Dopo aver studiato scienze politiche alla Cornell University, ho iniziato a lavorare a Wall Street come analista nel settore dei servizi sanitari/biotech. Lì ho imparato ad analizzare i modelli di business e a valutare strutture complesse dal punto di vista della creazione di valore.
Anche se mi è piaciuto il lavoro e ho appreso lezioni preziose in uno dei settori più innovativi al mondo, ad un certo punto mi sono reso conto che le biotecnologie non erano la mia passione e che, per avere successo in campo finanziario, dovevo arricchire il mio bagaglio di competenze.
Ho quindi conseguito un MBA alla Wharton School presso l’Università della Pennsylvania, grazie al quale ho affinato il mio acume finanziario e sviluppato una passione per la tecnologia. Durante i miei studi alla Wharton School, ho avuto la fortuna di partecipare a un tirocinio estivo in Wellington nel team che si occupava del settore tecnologico. Ho dovuto studiare moltissimo in poco tempo e ho trascorso otto settimane a fare ricerca su una società che testava software. Entro la fine di quell’estate, ero diventato l’esperto in Wellington di quel segmento di nicchia in forte ascesa e l’azienda mi ha chiesto di rimanere e unirmi al team che analizzava il settore tecnologico. Nel tempo mi sono specializzato in aziende che offrivano servizi tecnologici e sistemi di elaborazione delle transazioni, fintech appunto.
Quello che più mi affascina di questo settore è la complessità del processo di conoscenza delle nuove società e di valutazione dei modelli di business e dei mercati, nonché la collaborazione necessaria per svolgere ricerca in modo rapido e puntuale. Mi piace anche studiare gli aspetti rivoluzionari della tecnologia nel settore finanziario, un aspetto con il quale mi confronto inavvertitamente ogni volta che faccio acquisti. Alcuni di questi sviluppi stanno modificando sostanzialmente il nostro stile di vita e credo che il fintech cambierà in maniera radicale il modello bancario attuale e il modo in cui i consumatori accederanno ai prodotti finanziari nel prossimo decennio.
Aver seguito il settore fintech sin dagli albori del suo sviluppo mi ha dato una prospettiva che altri non hanno. Ad esempio, conosco in modo più approfondito le differenze che contraddistinguono i diversi modelli di business e le tecnologie attuali rispetto a quelle di un tempo. Ritengo che avere una buona conoscenza dell’evoluzione storica migliori la mia capacità di valutare chi saranno i vincitori e i vinti della prossima generazione.
Sulla scia della pandemia, il nostro entusiasmo per il futuro potenziale di crescita del settore non ha fatto che accentuarsi, dato che la crisi ha spinto molti consumatori ad adottare pratiche digitali. È importante notare che, a nostro avviso, ci troviamo ancora nelle fasi iniziali della disruption dei servizi finanziari: analisi dei dati, cloud computing e apprendimento automatico hanno appena iniziato ad essere applicati su vasta scala in tutto il settore. Nei settori musicale e di vendita al dettaglio i nuovi disruptor dominanti hanno conquistato enormi quote di mercato in pochi anni, causando un rapido declino per molti incumbent. Ma il cambiamento nel settore finanziario sarà probabilmente graduale e durerà a lungo, in parte perché le persone tendono ad essere prudenti con il proprio denaro: anche coloro che dicono di non amare la propria banca raramente passano a un’altra. Quest’inerzia rende l’acquisizione dei clienti più difficile per chi sta entrando ora nel settore, rafforzando la nostra convinzione di trovarci al cospetto di un’opportunità pluridecennale. Anche l’impatto delle normative e la complessità che queste creano per i nuovi operatori non sono certo elementi da sottovalutare.
Inoltre, non riteniamo che il fintech sia un segmento in cui, come si suol dire, “il vincitore prende tutto”. Il settore è troppo complesso, troppo regolamentato e presenta differenze significative a livello di regioni, paesi e sotto-settori. Pertanto, a emergere saranno molteplici aziende leader in vari mercati.
Il nostro entusiasmo è notevole, perché crediamo che l’opportunità sia enorme e che possa protrarsi nel tempo. Prevediamo che le aziende con una capitalizzazione di mercato combinata di 9.000 miliardi di dollari USA nel settore bancario e di 17.000 miliardi di dollari USA nei servizi finanziari siano destinate ad essere investite dall’ondata di disruption. Inoltre, circa 1,5 miliardi di adulti a livello globale non hanno attualmente accesso a un conto corrente.1 Pensate alle opportunità future derivanti da questo elemento.
Per gli investitori, l’universo dei potenziali investimenti fintech è immane, essendo cresciuto fino a circa 4.000 miliardi USD in termini di market cap negli ultimi anni.2 Dal 2005, oltre 190 aziende fintech sono entrate in borsa negli Stati Uniti, raccogliendo oltre 88 miliardi di dollari USA3 e sono ancora previste numerose offerte pubbliche iniziali. Inoltre, riesco a individuare molti titoli in grado di offrire un’esposizione sufficientemente “pura” al settore fintech.
Ritengo che il segmento dei pagamenti sia il più ampio tra quelli legati al fintech. Secondo i dati forniti dalle stesse società, i due leader globali nell’erogazione di servizi di pagamento insieme hanno visto crescere i volumi a un tasso annuo dell’11% circa negli ultimi 15 anni4, eppure il 60% dei consumi globali avviene ancora tuttora in contanti.5 Nel complesso, ci aspettiamo che i volumi dei pagamenti digitali continuino a crescere costantemente e ancora a lungo.
Oggi, l’80% del commercio globale avviene ancora in negozi fisici, stando ai dati provenienti da Visa. Per definizione, ogni transazione che passa all’e-commerce viene pagata digitalmente. Prevediamo che l’e-commerce crescerà del 15 – 20% l’anno per ancora molti anni, offrendo un grosso vantaggio alle imprese del sottosettore.
Questi trend interessano ogni mercato del mondo, ma l’infrastruttura finanziaria di ogni paese, e quindi l’infrastruttura dei pagamenti, si è evoluta diversamente, dagli Stati Uniti alla Cina al Brasile. Quindi è importante capire questi ecosistemi a livello di paese per trarre vantaggio dalle diverse opportunità in ogni mercato.
Riteniamo che la digitalizzazione dei processi che prima venivano eseguiti manualmente dagli esseri umani offra una serie di opportunità in aumento nei servizi finanziari. Il passaggio al digitale rende questi processi più economici e spesso si traduce in esperienze migliori per il cliente finale. Nonostante l’ovvia superiorità di questi nuovi modelli, la connettività dei clienti richiede molto tempo a svilupparsi, per via della fiducia che è necessario instaurare nei confronti di una nuova relazione finanziaria. Una volta che queste aziende raggiungono una determinata soglia, tendono ad essere altamente redditizie e vantaggiose in termini di fidelizzazione, quindi cerchiamo di individuare le società vincenti in tempi rapidi e di detenerle per un lungo periodo.
Inoltre, troviamo l’infrastruttura tecnologica interessante. L’infrastruttura bancaria è datata: la maggior parte dei sistemi è stata sviluppata più di 30 anni fa. Le banche con sistemi obsoleti hanno difficoltà a competere con i nuovi arrivati. Negli Stati Uniti e in altri grossi mercati come l’Europa occidentale, le banche hanno dovuto spendere decine di miliardi di dollari in tecnologia e processi dopo la crisi finanziaria globale, ma solo per soddisfare le esigenze normative e sistemare i loro back office. Siamo ora a un punto di svolta entusiasmante, in cui le banche di tutto il mondo stanno per ridistribuire quella spesa per sostenere la crescita, in quanto vogliono competere con i nuovi player fintech nei rispettivi mercati. Il contesto sosterrà alcune delle banche, ma questi fondi andranno anche alle aziende che stanno fornendo la tecnologia di cui le banche hanno bisogno per prosperare.
Per esempio, le istituzioni finanziarie stanno usando con frequenza sempre maggiore il cloud per elaborare transazioni e condividere dati. I fornitori di questi servizi basati sul cloud si aggiudicano una commissione ogni volta che le banche usano la loro tecnologia.
La dispersione di performance tra i titoli growth e value è stata notevole, con i primi che hanno complessivamente sovraperformato i secondi a partire dalla crisi finanziaria globale. Questa tendenza potrebbe essere destinata a un’inversione, e i titoli fintech rientrano chiaramente nella categoria growth. Tuttavia, pensiamo che queste società riescano a trarre vantaggio da un effetto positivo dei fondamentali nel lungo termine.
Nel settore finanziario, i rischi normativi rappresentano sempre un timore, ma la maggior parte dei mercati sviluppati ha attraversato un decennio di inasprimento a livello di regolamentazioni e la propensione all’introduzione di ulteriori normative sembra ridotta. Molte di queste società sono anche ricche di dati, il che comporta rischi per la privacy. Tuttavia, gli investitori si rendono ormai conto che le violazioni dei dati devono essere accettate come una realtà del 21° secolo.
Quasi tutte le aziende che troviamo attualmente interessanti sono quotate in Nord America, ma i loro ricavi offrono una certa varietà a livello geografico. Prevediamo che la gamma di opportunità al di fuori del Nord America crescerà man mano che il settore continuerà a svilupparsi nel tempo. Il nostro approccio prende in considerazione l’intero spettro delle capitalizzazioni di mercato, ma riteniamo che i titoli mid-cap in particolare potranno offrire allettanti opportunità.
Anche i modelli di business sono eterogenei. Molte società non sono direttamente portatrici di innovazioni tecnologiche. A nostro avviso, gli investimenti più interessanti sono di frequente rappresentati da società che sfruttano le nuove tecnologie per rafforzare il proprio vantaggio competitivo, costruire elevate barriere d’ingresso e sostenere tassi di crescita superiori al mercato nel lungo periodo. Ad esempio, i credit bureau, storicamente un business tradizionale, in cui alcuni operatori consolidati hanno cominciato ad adottare nuove tecnologie, ora stanno diventando un’area di crescita molto più appetibile di quanto non lo siano stati in passato. Queste imprese dispongono di ingenti volumi di dati proprietari a cui hanno applicato nuovi sistemi di analisi e metodologie di apprendimento automatico, riconfigurando nel contempo la propria infrastruttura informatica per offrire una più rapida innovazione. Di conseguenza, sono riuscite ad accelerare la crescita e riteniamo che il settore sarà in futuro meno ciclico proprio grazie agli investimenti effettuati.
Per saperne di più, puoi cliccare sul link seguente.
1Fonti: Database Global Findex della Banca Mondiale, dicembre 2017. Stime di Wellington Management, dicembre 2020.
2Sulla base delle stime di Wellington Management di imprese con l’80% di ricavi provenienti da risorse fintech. Al 31 marzo 2021.
3 FT Partners, Aggiornamento mensile del mercato e analisi del CEO, aprile 2021.
4Visa e Mastercard, dati al 2020.
5Stime combinate di Wellington Management, 31 dicembre 2020.
Per maggior informazioni si rimanda alla pagina delle Informative importanti.
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